martedì 10 giugno 2014

In ordine di sparizione di Hans Petter Moland

Stellan Skarsgård è Nils Dickman, un immigrato in Norvegia soddisfatto della propria semplice vita familiare e del proprio lavoro da spazzaneve, per cui ha appena ottenuto il titolo di cittadino dell'anno. In mezzo a tutta quella neve e silenzio, la sua esistenza è routinaria e rassicurante. Questo incanto si rompe quando suo figlio viene ucciso. Da quel momento la sua vita sarà completamente devoluta alla vendetta. Dickman imbraccerà le armi lasciando dietro di sè una lunga scia di omicidi di personaggi sempre piuttosto sopra le righe, dal killer ossessivo e vegano, alla coppia di scagnozzi gay che intrecciano una relazione segreta, al gruppo di criminali serbi, capitanati da Bruno Ganz, tanto spietati quanto imbranati. Uno dopo l'altro i personaggi appaiono e scompaiono in un rutilante e balletto che, come recita un commento dell'Hollywood reporter riportato sul cartellone del film "unisce la vendetta Tarantiniana all'ironia dei Coen". Tarantiniano infatti è non solo il modo freddo, brutale ma al tempo stesso ridicolo con cui viene sparsa questa discreta quantità di sangue, ma anche la scelta di alcuni dialoghi tra i killer che rimandano, per citarne uno, a Pulp Fiction. Coeniana appare invece la sagacia e il modo surreale di raffigurare questa vendetta, senza rinunciare a uno sguardo amaro sull'esistenza di alcuni dei personaggi presentati. In questo contesto umano l'atmosfera immobile del paesaggio fa da contrasto perfetto all'azione. Il regista norvegese Moland riesce a creare un'opera comunque originale, sebbene ricca di rimandi. Mentre con i propri tic alcuni dei killer finiscono per somigliare più a icone che a persone, Nick Dickman raccoglie in sè tutte le sfumature di una esistenza spezzata, privata del proprio equilibrio e senso, senza niente da perdere, che mi ha ricordato il Sordi di Un borghese piccolo piccolo. Perfetto Skarsgård con il suo sguardo malinconico e l'aspetto serafico anche nei momenti più truci, degno di nota Bruno Ganz, che fa da centro di alcune delle situazioni più divertenti del film. Un film che rimarrà impresso nella memoria di molti cinefili (presentato all'ultimo festival di Berlino, dove non ha vinto nulla, vabbè).



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